La Cultura Underground
By: oceanomare • May 18, 2016 • Research Paper • 1,664 Words (7 Pages) • 1,669 Views
Sommario.
SOMMARIO 2
INTRODUZIONE 3
1. LA CULTURA UNDERGROUND 5
- LA CULTURA UNDERGROUND NEGLI ANNI 60/70
- LA CULTURA UNDERGROUND IN ITALIA E NEL MONDO
2. KLAUS MAERTENS UND HERBERT FUNCK
3. HISTORY OF THE PRODUCT AND SOCIAL RESPONSIBILITY
4. STRATEGIE DI MARKETING E ANALISI SWOT
5. INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL PRODOTTO
6. CONCLUSIONE
7. SITOGRAFIA
Dr Martens.
“Story of an icon.”
Quando si pensa a questo particolare tipo di scarpa, denominata “anfibio”, l’immagine che ne si ha è molto chiara: è considerata un simbolo di distinzione.
Nonostante al giorno d’oggi venga utilizzata da tutti i giovani (e non) a causa della moda, pochi conoscono la sua interessante, lunga e reale storia.
Come il “motto” stesso dice, queste calzature, diverse da tutte le altre e imitate da molti (con risultati spesso ottimi, ma mai in grado di eguagliare le originali) sono state un’icona, un simbolo per interi gruppi di persone da quando sono state create.
E lo sono anche per me: nonostante vengano indossate da moltissimi giovani, io le ho sempre considerate un modo per distinguermi e non risultare uguale agli altri. Ecco perché, anche ora che la moda sta scemando, io continuo ad indossarle, felice di conoscere la loro storia e tutto ciò che hanno rappresentato nel corso del tempo.
Sono infatti state indossate dalle donne nel primo periodo (quelle classiche basse, il modello 1461), ed in seguito da alcune categorie di lavoratori, come ad esempio i postini.
Lo stesso modello è stato in seguito calzato dai membri dello schieramento politico di sinistra in Inghilterra: tutti indossavano queste particolari scarpe, caratterizzate da una suola di gomma molto resistente, “rimbalzante”, pelle dura e tre buchi per le stringhe.
La geniale idea di questa suola balenò alla mente di un medico tedesco, anche se poi il brevetto della particolare suola venne venduto; da quel momento le Docs vennero prodotte e vennero creati nuovi modelli in Inghilterra, diventando così realmente famose come marchio inglese.
Le più famose e sicuramente quelle che sono l’icona sono quelle alte, nere, otto buchi per le stringhe, e la cucitura gialla (che in molti hanno provato ad imitare, senza risultati poiché fatta in modo molto particolare).
Artisti, in particolar modo cantanti ne hanno fatto le loro calzature predilette, invogliando così gruppi sempre più grandi di giovani ad indossarle, creando in questo modo un segno di distinzione da tutti gli altri, che si è mantenuto negli anni.
Probabilmente questo volersi distinguere, quest’incredibile storia che prima non conoscevo mi ha spinta ad analizzare meglio queste calzature, ciò che hanno rappresentato e come vengono prodotte.
Oltre al fatto che le indosso praticamente sempre!
La cultura Underground.
Il termine “Underground” venne utilizzato per la prima volta nel 1961 da Marcel Duchamp (ideatore del dadaismo), in una conferenza a Philadelphia.
L’uomo dichiarò che l’Arte dovesse diventare sotterranea.
La cultura Underground, però, si riferisce (e definisce) un’ampia quantità di pratiche ed identità volte a porsi in antitesi, in contrasto, o in alternativa alla cultura di massa. E’ un movimento culturale ed artistico che si oppone alla cultura tradizionale e ufficiale, utilizzando forme espressive e sistemi di diffusione e di produzione alternativi rispetto a quelli usuali.
Si afferma, appunto, durante gli anni sessanta, prima negli Stati Uniti e poi in Europa occidentale. E’ caratterizzato da un esasperato sperimentalismo e da un atteggiamento ideologico trasgressivo e anarchico, che hanno avuto una forte influenza sulla cultura giovanile dell’epoca.
Il termine Underground venne inoltre utilizzato per indicare i movimenti di resistenza europei durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
La cultura Underground negli anni 60/70.
Come già detto in precedenza, l’Underground nasce e si diffonde in America ed in seguito nell’Europa occidentale durante gli anni 60.
Fu una rete di gruppi teatrali, laboratori artistici, cineclub, librerie, case editrici, riviste, etichette discografiche indipendenti, negozi di abbigliamento usato che si diffusero inizialmente in America ed in seguito, tramite la cultura beat, il movimento studentesco e quello hippie in alcuni paesi dell’Europa occidentale.
Queste realtà, pur non avendo collegamenti comuni, avevano tutte un unico obiettivo: la costruzione di una “società parallela”.
Probabilmente non fu un caso il fatto che questa cultura si sviluppò all’interno di società del capitalismo avanzato: quella era infatti l’epoca in cui l’industria culturale stava subendo notevoli mutamenti a causa dello sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa.
Per distinguersi e dare una risposta a questi importanti cambiamenti, perciò, l’Underground proponeva un utilizzo diverso di questi mezzi di comunicazione, volti a diffondere degli stili e dei princìpi di vita unici e diversi da quelli della società ufficiale.
La definizione di cultura Underground venne in seguito utilizzata per indicare delle reti sottoculturali diverse da quella ufficiale.
La cultura Underground in Italia e nel mondo.
In Italia questa cultura ha indiscutibili meriti nella diffusione delle nuove tendenze dell’arte e della cultura contemporanea; i campi sono piuttosto vasti, e vanno dalla psichedelia alle filosofie orientali, dalla fantascienza alla letteratura beat.
Una rivista molto importante del tempo fu la milanese “Mondo beat”. La presenza degli hippie fu anch’essa un punto molto importante.
Influenza molto forte ebbe, sia in territorio francese che in territorio italiano, il movimento situazionista, al cui interno convivevano sia la teoria rivoluzionaria che le azioni volte alla provocazione pubblica.
Se negli Stati Uniti la componente creativa e quella politica del movimento studentesco continuarono ad essere strettamente connesse, in Italia si ebbe l’esatto contrario; le due componenti si separarono, prendendo strade diverse e all’opposto fra di loro: il movimento studentesco si diresse verso una corrente filo-marxista, mentre le culture underground assunsero una piega artistica e visionaria.
Nel 1971, la casa editrice Arcana pubblicò due importanti scritti: “Ma l’amor mio non muore. Origini, documenti, strategia della cultura alternativa e dell’underground in Italia” e “Dalle alpi alle piramidi”.
Durante il decennio degli anni 70 si ebbe una parziale ricomposizione tra la tendenza politica e quella creativa, che sfociò nel movimento del ‘77.
In Italia molte furono le riviste presenti; queste aderirono alla I.A.P., un sindacato con sede a Milano attivo tra il 1971 e il 1979.
La cultura Underground negli anni 80.
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